dove sei?: → Parco di Monza → il complesso monumentale
IL   COMPLESSO   MONUMENTALE
Insieme alla Villa, ai Giardini e ai Boschetti Reali, il Parco di Monza è un complesso monumentale di primaria importanza culturale, artistica, paesaggistica e naturalistica, che ha vissuto nel corso dei suoi due secoli e mezzo di storia alterni periodi di splendore e di abbandono e che merita di essere conosciuto e riconosciuto in tutto il suo valore.
Guarda l'attuale mappa del complesso Villa Reale e Parco


Il suo primo nucleo, la Villa, nacque per volere di Maria Teresa d’Austria (1717-1780) [vai alla pagina: "Intervista a Maria Teresa d'Austria" spettacolo teatrale a cura del Comitato] che finanziò con 70.000 zecchini la realizzazione di una “casa di campagna” per il penultimo figlio maschio, l’arciduca Ferdinando (1754-1806), nominato governatore di Milano nel 1771. Il progetto fu affidato all’architetto Giuseppe Piermarini (1734-1808) su raccomandazione del suo maestro, Luigi Vanvitelli, con cui aveva collaborato per la realizzazione della Reggia di Caserta. Alcune fonti fanno decorrere l’inizio dei lavori dal 17 aprile 1777, altre datano al 1778 l’approvazione del progetto del Palazzo arciducale che fu ultimato, nel suo nucleo principale entro il 1780.
Alessandro Sanquirico (1777-1849), L’Imperial Regio Palazzo in Monza, (1830 circa)
Alessandro Sanquirico (1777-1849), L’Imperial Regio Palazzo in Monza, (1830 circa)

A completamento armonico del Palazzo arciducale, Piermarini progettò i Giardini che lo circondano, seguendo un disegno paesaggistico articolato che solo in parte è tuttora visibile nell’area del laghetto alimentato da un corso d’acqua, che prosegue scorrendo fra grotte artificiali e anima i prati erbosi di rivoli e cascatelle, grazie a innalzamenti e abbassamenti del terreno sapientemente modellati, con un tempietto in stile dorico in cima alla collinetta.
Carolina Lose, Le Lac, incisione del 1827
Carolina Lose, Le Lac, incisione del 1827 tratta da M. Rosa (a cura di), La Villa, i Giardini e il Parco di Monza nel fondo disegni delle Residenze Reali Lombarde, Ginevra-Milano, 2009, p. 264.

Il complesso monumentale fu ampliato fino a raggiungere le dimensioni attuali (740 ettari cinti da 16 chilometri di cancellate e di mura recuperate dalle rovine del castello visconteo di Monza) per iniziativa di Eugenio di Beauharnais (1781-1824), figlio adottivo di Napoleone e viceré del Regno d’Italia, che nel 1805 stabilì la propria residenza nel Palazzo che l’arciduca Ferdinando aveva dovuto lasciare (maggio 1796) a seguito dell’avanzata delle truppe francesi.

Per decreto napoleonico (Terzo Statuto costituzionale del 5 giugno 1805: leggi il documento), su impulso di Beaurharnais e grazie alla capacità progettuale di Luigi Canonica, allievo del Piermarini, poi di Giacomo Tazzini e di Luigi Villoresi, per la parte botanica e arborea, fra il 1805 e il 1808 si realizzò uno straordinario Parco, complementare alla Villa e ai Giardini, progettato su un disegno unitario, composto da paesaggio, natura e architetture.
mappa dimostrante il Parco unito alla Cesarea R.I. Villa presso Monza
Luigi Canonica, Tipo dimostrante il Parco unito alla Cesarea R.I. Villa presso Monza nello stato a cui dovrebbe essere ridotto, (senza data, ma attorno al 1808, Vienna, Archivio di Stato).

La strutturazione del vasto territorio, agricolo e boschivo, annesso al palazzo, avvenne secondo un preciso progetto paesaggistico il cui disegno si articola nella composizione armonica di una rete di viali rettilinei, scenografie naturali, rotonde, fughe prospettiche, monumenti, edifici architettonici e alternanze di aree boscate e ampi prati. Tali prati, oltre a una funzione agricola, assunsero, dunque, fin dalle origini una valenza paesaggistica, come elementi connotativi di un'idea progettuale che vedeva nel Parco il necessario perfezionamento di un complesso monumentale unico, considerato fra i più significativi del patrimonio storico-artistico-ambientale nazionale e internazionale.

Un bene culturale nel quale spicca il complesso architettonico e ambientale delle ville Mirabello (1666-1675), creata per volere del cardinale Giuseppe Durini (1623-1701), e Mirabellino (1776), realizzata da Angelo Maria Durini (1725-1796), la cui progettazione, quasi contemporanea a quella della Villa Reale, venne affidata dal neo cardinale a Giulio Galliori, architetto della Veneranda Fabbrica del Duomo.
mappa dimostrante il Parco unito alla Cesarea R.I. Villa presso Monza
Il complesso architettonico e paesaggistico delle ville duriniane Mirabello e Mirabellino.

In vendita Villa Mirabellino nel parco di Monza, comitati e cittadini si oppongono.
Guarda la pagina dedicata sul sito:
SALVIAMO IL PAESAGGIO, DIFENDIAMO I TERRITORI

La Villa e i giardini furono ulteriormente arricchiti, al ritorno degli austriaci (1818), grazie alla grande passione per la botanica del viceré Ranieri (1783-1853), che risiedette con la sua corte nella Villa e portò a termine alcuni progetti fra cui: l’inserimento dell’organo nella Cappella Reale (1825), la pulitura dei pannelli di seta della Sala degli uccelli, ispirata al ‘gusto alla cinese’ e la costruzione dell’orologio al centro della facciata meridionale (1838).

Durante le dominazioni austriache e francese, la Villa e il Parco furono contemporaneamente teatro della vita e delle celebrazioni di corte ma anche luogo che si collegava alla città e ai suoi abitanti con aperture pubbliche in occasione di feste popolari, e per lo svolgimento quotidiano degli ingenti lavori che un complesso monumentale di tale entità e valore richiedeva.

La chiusura del Parco al pubblico decretata da Massimiliano d’Asburgo (1° agosto 1857) suscitò il malcontento nella popolazione e nella stessa Municipalità monzese che si lamentò dei danni che da quest’atto derivavano per l’economia del territorio. I cancelli furono riaperti in giorni e orari prestabiliti dai Savoia nel 1864.

Peraltro, fin dal progetto originario della Villa, il legame con gli abitanti e il territorio era reso concreto dai Boschetti Reali, adiacenti al lato sud del palazzo, ma esterni al muro di cinta del Parco. Realizzati in diversi momenti, i Boschetti, recentemente intitolati a Eugenio di Beauharnais, occupano tuttora un’area alberata a forma triangolare di circa cinque ettari, non recintata, aperta al pubblico, che si incunea nel cuore della città, svolgendo una funzione di collegamento fra il complesso monumentale e Monza.
vialetto
[immagine tratta da https://www.mbnews.it/2014/07/]

Tale legame si mantenne anche con l’avvento dei Savoia a seguito dell’annessione della Lombardia al Piemonte (1859), specie grazie a Umberto I (1844-1900), re d’Italia dal 1878 al 1900, e alla consorte Margherita (1851-1926) che, avvalendosi della collaborazione degli architetti Achille Majnoni e Luigi Tarantola, trasformarono radicalmente l’impianto decorativo degli appartamenti dell’ala sud secondo il gusto neo-barocco allora imperante, facendo scomparire l’eleganza della semplicità decorativa neoclassica di Piermarini. L’interesse della coppia reale per la Villa, dimostrato dai frequenti soggiorni e dalle visite di regnanti europei, contribuì a dare rilievo alla città e al territorio circostante.

L’unitarietà del complesso monumentale, che ne rappresenta il massimo valore e che lo collocava fra i principali esempi di grandi parchi reali a fianco di Versailles (1623-1683), Schönbrunn (1696-1780) e Caserta (1752-1774) ha subito un duro colpo con l’abbandono da parte dei Savoia a seguito del regicidio di Umberto I (29 luglio 1900): la Villa venne chiusa per volere di Vittorio Emanuele III, succeduto al padre, ed ebbe inizio il trasferimento di mobili e suppellettili in altre residenze sabaude. Quando fu ceduta ai Comuni di Monza e di Milano (decreto 3 ottobre 1923), gran parte degli arredi rimasti venne destinata agli appartamenti delle rappresentanze nazionali all’Estero e dei nuovi palazzi della Camera e del Ministero dell’interno. Le spoliazioni sono proseguite negli anni successivi anche a seguito degli usi impropri effettuati, in particolare le 43 edizioni della Mostra Internazionale dell’Arredamento (MIA) che hanno comportato fino al 1990-1991 un pesante degrado della Villa.

Non migliore sorte subisce il Parco, ceduto dai Savoia al Demanio dello Stato (21 agosto 1919) e suddiviso da un decreto regio (3 ottobre 1919) in quattro diverse proprietà affidate a un consorzio che prosegue nell’opera di frammentazione del complesso monumentale unitario concedendo in subaffitto tutta la parte nord e altre aree di pregio per inserirvi impianti sportivi come l’autodromo, il golf, l’ippodromo; quest’ultimo, collocato all’interno dell’area paesaggistica fra le Ville Mirabello e Mirabellino, è stato eliminato grazie a un recupero filologico dell’area a seguito dell’unico piano di rinascita del Parco di Monza in attuazione della Legge Regionale 31 luglio 1995, n. 40 (leggi la legge regionale).

Il complesso monumentale può rinascere in tutto il suo valore a condizione che si sia consapevoli che il Parco di Monza non è un parco come tutti gli altri: con la Villa Reale, i Giardini e i Boschetti rientra tra i “beni culturali” e paesaggistici e come tale vincolato da speciali normative, proprio per la sua connotazione storico-culturale-naturalistica.

Gli interventi finalizzati al recupero e alla salvaguardia di questo suo valore non solo offriranno a chi già lo vive nel territorio un patrimonio ancora più ricco e straordinario, ma potranno attrarre 365 giorni all’anno, visitatori provenienti da ogni parte del mondo.


La sua unicità costituisce un vincolo necessario per qualsiasi scelta che lo riguardi.
TOP   NEWS