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AREE E STRUTTURE IN CONCESSIONE NEL PARCO
A partire dagli anni ’20 ampie aree del Parco sono state date in concessione a privati a vario titolo. Le due concessioni principali sono quelle stipulate con la Sias, società controllata dall’Aci, e con il Golf club Milano: insieme occupano pressoché tutta la parte nord. Nella parte sud nel 1928 anche due ettari dei Giardini Reali sono stati dati in concessione al Tennis club, nell’area a cui si accedeva dalla porta neogotica, annessa anch’essa alla concessione dell’impianto.
Altre concessioni sono state stipulate con cooperative sociali e ambientali. In particolare: la Meta, che gestisce attività di educazione ambientale e ostello per la gioventù presso la Cascina Costa Alta; la Meridiana, che gestisce un centro diurno per anziani presso la Cascina Costa Bassa; il CREDA, che gestisce attività di educazione ambientale presso la Cascina Mulini Asciutti e ha stipulato una convenzione con il Sistema bibliotecario monzese per gestire la Biblioteca del Parco presso la Sala delle Colonne in Villa Mirabello.

La Cascina Frutteto è da tempo in concessione alla Scuola di Agraria mentre la Cascina Cernuschi è stata data in concessione come sede del Nucleo dei carabinieri a cavallo.

La Fagianaia Reale, un tempo destinata all’allevamento di fagiani, da diversi anni è in concessione come ristorante e anche la Torretta nei Giardini Reali, il Padiglione Cavriga, e la Cascina del Sole, sono date in concessione a privati che si occupano di ristorazione.

L’azienda agricola F.lli Colosio ha in concessione il Mulino san Giorgio e gestisce anche le operazioni colturali relative ai prati del Parco.

La Cascina Cattabrega è in concessione come sede di un allevamento di cavalli.

Gli appartamenti della Cascina Casalta e della Cascina del Forno sono concessi in affitto a privati.
Le aree in concessione

La panoramica relativa alle concessioni in cui è frammentato il Parco mostra una situazione articolata: vi sono concessioni compatibili e pertinenti con le caratteristiche del complesso, altre che esercitano una funzione di servizio, altre che sono del tutto incompatibili e non pertinenti, come l’autodromo e il golf. Questi ultimi continuano a costituire un’ingombrante presenza che ci impone una costante attività di vigilanza e di richiamo alle autorità amministrative e di tutela per cercare di contenerne l’impatto negativo, più volte evidenziato da piani, studi e pareri di aiutorevoli organismi pubblici.

Più in generale si osserva che la gestione dei rapporti con I concessionari da parte del Consorzio che amministra il complesso monumentale incontra non poche difficoltà stante la vastità e l’articolazione strutturale e funzionale dello stesso. Ne deriva l’impressione di una gestione che fatica a ricondurre le singole concessioni a un obiettivo unitario superiore, quello della corretta valorizzazione del bene, accentuando così l’immagine di una realtà frammentata, in cui le recinzioni e gli steccati predominano.

Guarda le immagini del Parco deturpato dalle recinzioni.
Il danno rappresentato dalla frammentazione non è compensato dagli introiti che il Consorzio ricava dalle concessioni come dimostrano alcune vicende di contenziosi legali, anche attuali come quelli che hanno opposto il Comune di Monza al Golf Club Milano per costringerlo a versare IMU e Ici dovuti per mancati accatastamenti e conseguenti anni di arretrati; contenzioso che si è risolto, vantaggiosamente per il Golf club Milano e svantaggiosamente per le casse comunali, con uno sconto del 30% sulla somma dovuta e il pagamento dei quasi 665.000,00 € di debito con il versamento di una prima tranche di 100.000, 00€ e la diluizione del rimanente in ben 33 rate!!!
Leggi l'articolo di Martino Agostoni su "INFONODO.org".


La vicenda si è ripetuta in termini analoghi nel contenzioso che per le stesse ragioni ha opposto la Sias, società che gestisce il circuito, e l’Amministrazione monzese che però non è ancora stato risolto.
Leggi l'articolo di Marco Galvani su "Il Giorno".

Assieme alla Villa e ai Giardini, il Parco è un grande monumento, una testimonianza storica che bisogna restaurare, conservare e usare con intelligenza, cultura e rispetto, cercando di invertire la tendenza alla frammentazione e a destinazioni e usi impropri.

Ed è quanto suggerisce Raffaele Cormio, Direttore tecnico delle piantagioni del Parco di Monza dal 1937 al 1939; mentre ricorda nella prima sua visita nel 1904, il Parco «nel suo integro splendore e incantava», negli anni successivi annota:


“[…] con amarezza, qualche lieve principio di incuria, qualche leggero cenno di decadenza, finché si giunse alla costruzione del deturpante circuito automobilistico, che mi fece prorompere in una fiera, quanto inascoltata protesta sui giornali. Nel 1934 mi prese del bel Parco una vera preoccupazione. […] Io non credo che si possano trovare esagerate le mie apprensioni: basta considerare la linea storica da cui il Parco discende, per ammettere che esso è un nobilissimo dono degli avi: dono che implica per i pronipoti l’obbligo della conservazione e della trasmissione, i tesori di famiglia non essendo sempre e soltanto in valuta aurea”.

[tratto da: Raffaele Cormio, Il Parco di Monza: quello che fu, quello che è, quello che potrebbe diventare, Conferenza tenuta il 28 aprile1938]

Nel contesto di una tra le più dense ed estese aree metropolitane d’Europa, il Parco è anche un fattore d’equilibrio per la qualità della vita e la sua tutela e salvaguardia sono un atto, oltre che di sensibilità culturale e civica, anche di attenzione sociale e di riequilibro ecologico dell’area metropolitana che gli sta attorno.

“La decadenza e l’uso improprio di alcuni manufatti, la privatizzazione e il degrado di edifici e di aree esterne, ad essi connesse, hanno stravolto il rapporto originario esistente tra ville, cascine (patrimonio edilizio in generale), Mulini, fiume e la grande superficie del Parco di Monza. A tutto ciò si è aggiunta la presenza alteratrice delle grandi strutture e attività introdotte nel Parco nel XX secolo (autodromo, golf antenna RAI, parcheggi, traffico automobilistico, ecc.) assolutamente incompatibili sia con il paesaggio storico-monumentale del Parco, sia per la sua funzione di grande area verde metropolitana per il tempo libero e la ricreazione della collettività”.

[tratto da: Facoltà di Architettura di Genova, Studio per la riqualificazione paesistica del Parco di Monza, 1991]
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